“Cantando in giro per la Toscana e non solo…..”
A cura di Enrico Moggi
Ogni paese, ogni borgo della nostra fantastica Toscana è come uno scrigno che custodisce storia, storie e curiosità preziose… e corali!
Ad Anghiari:
Schola Cantorum “Don Vittorio Bartolomei“
ANGHIARI
Stemma della Città
Il giglio ed i colori (che sono quelli di Firenze) testimoniano la dominazione fiorentina. Lo scudo fu così diviso per accentuarne l’originalità. I simboli e i colori si ritrovano anche nell’antico gonfalone del vicariato di Anghiari
Location
Anghiari è uno splendido Borgo medioevale della Toscana a 450 mt di altezza, in provincia di Arezzo da cui dista 25 Km.
Esso è situato sopra uno sperone a margine del torrente Sovara nel territorio della Valtiberina disegnato dallo scorrere dei fiumi Tevere ed Arno.
Si raggiunge percorrendo l’Autostrada A1 – Uscita Arezzo.
Prima di entrare nella città di Arezzo, si prende a dx – strada statale n. 73 direzione Autostrada E78. Dopo 20 Km bivio a sx per Anghiari. Si percorre la strada provinciale per 4 km. e si giunge ad Anghiari.
Storia
Alcuni studiosi affermano che il nome Anghiari potrebbe derivare da “in glarea”, che significa costruito su un ammasso di “ghiaia” accumulata dal Tevere nei millenni.
I primi insediamenti di Anghiari sono risalenti all’epoca romana, ma fu durante il Medioevo che Anghiari assunse la massima importanza per l’evidente posizione strategica.
Fu prima dominio dei Signori di Galbino e Montedoglio, ed in seguito dei Camaldolesi.
Nel corso del XIII secolo la comunità anghiarese entrò sempre di più in contrasto con la città di Arezzo, che nel corso dell’anno 1175 distrusse il castello di Anghiari.
Il borgo venne però subito ricostruito e dotato di una nuova cerchia muraria, terminata nel 1204.
Il paese vide uno dei momenti più importanti della sua storia, nella “Battaglia di Anghiari” che, il 29 giugno 1440, segnò la vittoria delle truppe fiorentine guidate da Michelotto Attendolo e Giampaolo Orsini ed alleate al Papa, sull’esercito milanese comandato da Niccolò Piccinino.
La battaglia venne così ironicamente raccontata dal Macchiavelli: “ Ed in tanta rotta ed in si lunga zuffa che durò dalle venti alle ventiquattro ore, non vi morì che un uomo, il quale non di ferite, né d’altro virtuoso colpo, ma caduto da cavallo e calpesto spirò”.
Qualche tempo dopo la battaglia, ebbe termine il governo della città che era stato guidato sino allora dalla famiglia dei “Tarlati”.
Anghiari passò stabilmente sotto Firenze.
La Battaglia di Anghiari ridefinì i confini del Granducato della Toscana e fu dipinta a Firenze nel Salone di Cinquecento dal Maestro Leonardo da Vinci.
Nel 1503 la Signoria di Firenze, con a capo il gonfaloniere Pier Soderini, si rivolse a Leonardo da Vinci per raffigurare nella Sala del Consiglio di Palazzo Vecchio (salone di Cinquecento) una pittura murale raffigurante la battaglia.
Ma con enorme sfortuna il procedimento di essiccazione innovativo sperimentato da Leonardo annullò buona parte dell’opera. Di quest’ultima restano alcuni disegni del Maestro, oltre ad alcune copie (eseguite da pittori del tempo) della parte centrale, ovvero la lotta per lo stendardo.
Di grande rilievo, una tra le più note, quella di Rubens oggi al Museo del Louvre.
Dopo le esperienze napoleoniche e quelle della restaurazione, Anghiari vive attivamente le vicende risorgimentali. Alcuni suoi abitanti combatterono a fianco di Garibaldi al quale fu eretto un monumento, (seppur non sia l’originale) che oggi si trova nella piazza principale.
Durante la seconda guerra mondiale nella località di Renicci i fascisti eressero un campo di concentramento per civili provenienti dall’attuale ex Jugoslavia. Circa 160 delle oltre 500 persone internate nel campo morirono durante la prigionia.
L’anno successivo alla battaglia, per celebrare la vittoria ottenuta, venne istituito il Palio della Vittoria che dal 1441 divenne anche il Palio della Toscana. Il Palio venne soppresso nel 1827 a causa di una rissa che costò la vita ad un fantino e fu ripristinato nel 2003.
Ruga di San Martino
Turismo
Anghiari, bagnata dal piccolo fiume Sovara affluente del Tevere, vanta origine antiche, e si presenta al visitatore posizionata su un’altura con il suo caratteristico aspetto medievale. Le pittoresche case in pietra, i vicoli, le scale le suggestive piazzette sono testimonianze di valori storici tramandati attraverso i secoli.
Tra i secoli XVIII-XIX Anghiari fu uno dei centri più importanti nella fabbrica di raffinate armi da fuoco. Quelle armi da fuoco presenti oggi in straordinarie collezioni: da Windsor, a Parigi, da Londra a Chicago.
Esse si distinguevano per le bellissime incisioni sulle parti meccaniche e sui decori, ricorrendo alla “tecnica dell’agemina” che era un’antica tecnica ottenuta dall’incrostazione di metalli pregiati su metalli più umili.
Un’altra grande tradizione di Anghiari è certamente la teleria.
Alla fine del secolo XVIII, qualcuno pensò di organizzare la produzione di stoffe e trine, tessendo sia la lana che la canapa coltivata.
La famiglia Busatti iniziò la tradizione tessile distribuendo il lavoro “a domicilio”, raggiungendo traguardi inimmaginabili in tutto il mondo.
Nel dopoguerra gli eredi scelsero il tessuto di qualità fondato sull’uso esclusivo di fibre naturali come la canapa, il lino il cotone.
Ultimamente le splendide stoffe sono passate di nuovo alla tinteggiatura con il “guado”.
Il guado è tra le piante tintorie più antiche, addirittura fin dal neolitico. Ha dei fiorellini gialli che fioriscono in primavera, ma per la tintura si utilizzano le foglie che producono un meraviglioso colore che va dall’azzurro turchese al blu. La sua coltivazione, diretta esclusivamente alla produzione di pigmento blu per fibre tessili, è stata una delle più diffuse durante tutto il Medioevo ed il Rinascimento.
I meravigliosi colori sono stati utilizzati dal figlio più illustre di queste terre: il pittore Piero della Francesca.
Lo scorrere del tempo ha lasciato segni importanti nelle chiese e nei palazzi del centro storico, sviluppando un disegno urbanistico molto suggestivo, raccolto lungo la ripida “ruga” che attraversa il paese rendendolo unico ed inconfondibile.
Anghiari è attorniata da pievi e castelli, gode del meraviglioso scenario dell’Alta Valle del Tevere, anfiteatro naturale denso di spiritualità francescana; un’atmosfera incontaminata, ricca di boschi secolari punteggiati da monasteri.
Da Vedere –
Museo Statale delle Arti e tradizioni popolari dell’alta valle del Tevere, con affreschi, dipinti, sculture lignee, statuette devozionali e manufatti di vario tipo.
Museo della “Battaglia di Anghiari” (29 giugno 1440)
Palazzo Pretorio; oggi Palazzo del Comune.
Palazzo rinascimentale “Taglieschi”.
Propositura di Santa Maria delle Grazie
Badia (S. Bartolomeo apostolo)
Chiesa di Sant’Agostino.
Il Palio –
Il Palio di Anghiari – “Palio della Vittoria” – si corre ad Anghiari ogni 29 Giugno nel giorno dei Santi Pietro e Paolo a celebrazione della Battaglia di Anghiari che fu combattuta il 29 giugno del 1440 “nella piana” che divide Anghiari da Sansepolcro e che vide il successo dell’esercito fiorentino su quello milanese.
Il Palio comprende due momenti diversi:
La rievocazione storica della Battaglia di Anghiari che si svolge all’interno della cittadina.
Una corsa a piedi unica al mondo, con partenza dalla Cappella della Vittoria ed arrivo in Piazza Baldaccio.
Nella splendida cornice di questa valle, tra le città di Anghiari e borgo Sansepolcro, proprio lì dove si svolse la celebre battaglia dipinta da Leonardo da Vinci, c’è una strada antica e dritta come una lunghissima pista d’atterraggio. Si tratta della Ruga di San Martino, un’arteria risalente al XII-XIII secolo che si estende tra le due città suddette. Da una più attenta analisi ci si rende conto che la strada è un’enorme meridiana, perfettamente orientata a est-ovest, che unisce idealmente due luoghi cari a San Francesco, che sono compresi nei pellegrinaggi sulle orme del santo.
Caratteristiche della gara sono la difficile salita (la Ruga di San Martino) con pendenze che in alcuni tratti superano il 10% e il contatto fisico ammesso tra i vari atleti (spinte, trattenute, placcaggi). Il Palio verrà consegnato al Comune vincitore ed è quindi un premio non per il singolo atleta, ma per tutta la città che lo stesso rappresenta.
Da visitare nelle vicinanze
Arezzo
La Cattedrale di Arezzo; ha soffitti a volta dipinti e ospita un affresco del XV secolo di Piero della Francesca raffigurante Maria Maddalena.
In una cappella della vicina Basilica di San Francesco, si trovano altri affreschi di Piero della Francesca.
La Basilica di San Domenico ospita il Crocifisso di Santa Croce, dipinto da Cimabue nel XIII secolo.
L’imponente Fortezza Medicea offre una splendida vista sulla città.
Sansepolcro
Fortezza Medicea –
Ha dato i natali a Piero della Francesca
Eremo di Montecasale; alle spalle di san Sepolcro.
Cortona
Santuario di S.Margherita –
Vista sulla “piana” Valdichiana, Monte Amiata – Lago Trasimeno –
Nel ‘400 venne a dipingervi il Beato Angelico
Poppi
Nei pressi “Piano di Campaldino” Chiesa di Certomondo –
Battaglia di Montaperti 11 giugno 1289 (Aretini contro Fiorentini) Tra quest’ultimi vittoriosi Dante Alighieri (24 anni)
Monte San Savino
Mostra della ceramica
Rocca del Cassero (1323)
Camaldoli
Monastero di San Romualdo – Eremo
Parco Nazionale delle Foreste casentinesi – Monte Falterona
Bibbiena
Santuario della Madonna del Sasso – Km. 1,5
Chiesa dei SS: Ippolito e Donato (affreschi)
Caprese Michelangelo
Castello
Ha dato i natali a Michelangelo Buonarroti il 6 marzo 1475.
Montevarchi
Museo paleontologico
Collegiata di San Lorenzo
Monterchi
Affresco di Piero della Francesca “La Madonna del Parto”.
Stia
Mostra mercato internazionale del ferro-battuto
Chiesa di S.Maria Assunta (Opere di Della Robbia)
Chiusi
Palio delle Torri (Giu-Lug)
Catacombe – Necropoli etrusca.
Enogastronomia
Il mangiar bene
“Strada dei Sapori”
Anghiari, e la valle del Tevere, si trovano sulla cosiddetta “Strada dei sapori”, ed offrono agli ospiti-turisti un magnifico viaggio attraverso splendidi borghi, con aziende agricole, artigiani e strutture turistiche.
Dimostrazione sono i suoi oliveti, un tempo possesso dei Camaldolesi, la carne chianina, e poi l’”abbucciato”: un pecorino con lavorazione a latte crudo che permette la continuità del profumo delle erbe del pascolo.
Il “mangiar bene” riesce sempre naturale da queste parti.
I “bringoli” (Festa dei Bringoli 11 novembre per San Martino) sono caratteristici della zona; essi sono un tipo di pasta simile agli spaghetti, ma un po’ più spessi con una base di acqua e farina.
Questa pasta viene condita, a scelta, con vari sughi: di lepre, d’oca, o di funghi.
Da ricordare ed assaggiare: il “brustichino”, una fetta di pane della zona con olio (strusciata con aglio) e le castagne arrosto con il vino novello.
Il bere bene
“Cosa aspettarsi da un bicchiere di Chianti dei Colli Aretini ?”
Uve rosse ed in particolare del tipo “Sangiovese”. Alcuni documenti datati 1398 sul vino Chianti, attestano che la produzione ebbe inizio come vino bianco
Dal 2006 l’utilizzo di varietà bianche come la Malvasia e il Trebbiano sono state estromesse dal “far parte” del Chianti Classico, ma non nelle altre denominazioni. Il Cortona DOC, ad esempio, include anche uve bianche del tipo Chardonnay, Sauvignon Blanc, Grechetto e Riesling italiano.
Tutte le uve sono coltivate sulle colline del territorio con un’ altitudine compresa tra i 250 – 500 metri.
Un bicchiere di Chianti rosso dell’aretino, si presenta con un colore che va da un acceso rosso rubino ad un rosso granato, e che naturalmente si intensifica con l’invecchiamento. Il profumo è quello tipico di un buon vino, con un carattere di finezza ed eleganza che si accentua durante il processo “del passar del tempo”.
E poi che dire del sapore.
Equilibrato, fruttato, leggermente tannico che, con il passare del tempo, progredisce con un gusto più raffinato e dolcemente vellutato.
Le Notizie ed informazioni da:
Guida d’Italia – T.C.I.
Pubblicazione Newton Compton Editori
Wikipedia