“Cantando in giro per la Toscana e non solo…..”

A cura di Enrico Moggi

Ogni paese, ogni borgo della nostra fantastica Toscana è come uno scrigno che custodisce storia, storie e curiosità preziose… e corali!

A Grosseto:

Coro InCantus

Ensemble Polifonico G. P. da Palestrina

Sisters & Brothers Gospel Choir Ensemble

Società Corale G. Puccini

GROSSETO

Lo stemma della Città di Grosseto è costituito da uno scudo sannitico di color rosso su cui è presente un grifone argentato che tiene impugnato nella zampa destra una spada anch’essa d’argento. Lo scudo è timbrato da una corona da città.

Location

La città di Grosseto, si trova al centro di una vasta zona pianeggiante della Toscana delimitata ad ovest dal mare, a sud dal fiume Ombrone, ad est dai poggi di Moscona, Roselle e Batignano ed a nord Monte Pascali, (mt.222.) ed ancora più a nord Roccastrada (mt. 475) Sasso Forte (mt. 800) e Montemassi (mt. 140).

Il territorio oltre ad essere in prevalenza pianeggiante ed alluvionale, si presenta, come sopra esposto, anche in parte collinare.

La grande piana (La Maremma) si adagia in quella vasta regione geografica dell’Italia Centrale, per ca. 5000 km² da nord a sud e che interessa sia la Toscana che il Lazio, mentre da est a ovest va dal Mar Ligure-Mar Tirreno sino al Preappennino Toscano-Laziale.

Anche Dante Alighieri nel XIII canto dell’ Inferno aveva già individuato, i confini della Maremma tra Cecina in provincia di Livorno a nord, e Corneto l’attuale Tarquinia a sud.

“Canino – Non han sì aspri sterpi né sì folti, 

quelle fiere selvagge che ‘n odio hanno, 

tra Cecina e Corneto i luoghi cólti”.

La Maremma oltre alla parte centrale, corrispondente appunto alla provincia di Grosseto sino alle pendici del Monte Amiata ed alle  Colline Metallifere sino alla media valle dell’Ombrone (Maremma Grossetana), comprende la fascia costiera tra  Cecina e Piombino  (Maremma Livornese, già Maremma Pisana) e si spinge nel Lazio sino a  Civitavecchia. (Monti della Tolfa).

Per chi in auto viene da nord due sono le uscite consigliate per Grosseto della Statale n. 1 Aurelia:

  • I^ uscita Grosseto Nord
  • II^ uscita Grosseto Centro (Roselle) E78 – SS. 223 direzione Siena

Per chi viene da Sud:

  • I^ uscita Grosseto Sud
  • II^ uscita Grosseto Est

Storia

Per articolare al meglio la storia della città di Grosseto, risulta conveniente suddividerla in 4 (quattro) periodi:

a) Età antica – Sino al ‘600 a.C.
b) Età medievale – Dal 600 d.C. al 1360
c) Età Moderna – Dal 1550 al 1860
d) Età contemporanea – Dal 1860 ai giorni odierni.

Età Antica

Dal ritrovamento di alcun reperti sui monti dell’Uccellina, (Km. 20 ca. da Grosseto) nel Parco Naturale della Maremma, si è potuto risalire alla presenza dell’uomo già nel periodo Paleolitico, ed all’età del Rame e del Bronzo.

Parco dell’Uccellina

Con sicurezza la città di Grosseto, nel periodo Etrusco, non esisteva come abitato, al contrario di “Roselle”, esistente già nel 600 a.C. (Km. 10 ca. da Grosseto) e posta su di un’altura nelle vicinanze, che teneva sia attività commerciali con Vulci,

Vetulonia e Populonia, sia il dominio sul territorio che andava dal mare sino al Monte Amiata.

Rovine di Roselle – Scavi intorno alla via principale

I Romani la conquistarono nel 294 a.C. ed essa contribuì alla seconda Guerra Punica fornendo a Roma grano e legname.

Età Medievale

500/600 d.C. – Inizia per Roselle il periodo di decadenza, a seguito delle invasioni barbariche. E’ intorno al periodo successivo che probabilmente nasce il primo nucleo abitativo di Grosseto.

1137/1138 – Il Duca Arrigo di Baviera assedia la cittadina di Grosseto per contrasti con l’Imperatore. Ma è alla fine del secolo che la città diviene una roccaforte della potente famiglia degli “Aldobrandeschi” che controllava tutte le attività della zona; ciò non impedì un inasprimento dei contrasti di Grosseto con le altre città limitrofe.

Stemma degli Aldobrandeschi

1204/1224 – In questo periodo viene riconosciuto ufficialmente “Il Comune di Grosseto”, con la elezione dei consoli, del podestà e dei consiglieri in completa autonomia da Siena. Ma nonostante questo i Senesi tentano di riconquistare la città assediandola con l’aiuto degli Aldobrandeschi.

1246/1260 – Nel mese di marzo del 1246 l’Imperatore Federico II di Svevia, presente nella zona per la caccia, sfugge ad una congiura ordita da alcune potenti famiglie e dal Papa Innocenzo IV°. Nel contempo continuava l’alleanza Siena-Grosseto (1251-1277) che “metteva all’angolo” gli Aldobrandeschi.

Ma quest’ultimi nel cercare di riconquistare Grosseto, si scontrarono con i senesi, alleati del Re Manfredi, e vincitori concessero notevoli privilegi alla città maremmana.

1260, 4 settembre.

A Montaperti, ca. 15 Km. a sud-est di Siena, fu combattuta la famosa battaglia tra le truppe Ghibelline capeggiate da Siena e quelle Guelfe capeggiate da Firenze.

Il combattimento impegnò oltre 55.000 soldati; un numero enorme per quei tempi,

La vittoria dei Senesi e dei loro alleati segnò il dominio della fazione ghibellina sulla Toscana, con ripercussioni anche sugli equilibri, già precari, del resto d’Italia e d’Europa segnando di fatto il ruolo predominante della Repubblica di Siena sullo scenario politico ed economico dell’epoca.

La battaglia di Montaperti, una delle più sanguinose del medioevo, trovò vari riscontri anche nella Divina Commedia.

Il Sommo Poeta:

«Lo strazio e ‘l grande scempio
che fece l’Arbia colorata in rosso,
tal orazion fa far nel nostro tempio». 

Inf.  X, 85-88

 

1310 – Una crisi politica interna di Siena, favorì una rivolta da parte del visconte di Batignano, feudatario degli Aldobrandeschi, al fine di cacciare i Senesi da Grosseto. Sette anni dopo la città maremmana, già dominata dalla famiglia degli “ Abati”, trattò la pace, riconosciuta anche da Siena, con i conti di Santa Fiora. La stessa Grosseto rintuzzò nel 1328 un tentato attacco da parte dell’ Imperatore Ludovico di Baviera.
1300/1360 – Questo fu un periodo molto travagliato per la città di Grosseto.
• Due alluvioni spostarono il corso dell’Ombrone. (1308 e 1333)
• Gli “Abati” furono scacciati e tornarono i Senesi. (1334)
• La “peste nera” raggiunse la Toscana e Grosseto (1348); per la Maremma un tracollo con ripercussioni sino al XX secolo.
• I grossetani provarono invano a ribellarsi a Siena (1355-1356)

Età Moderna – Dal 1550 al 1860

XVI sec. – I medici sottomisero Siena e di conseguenza anche Grosseto. La città della Maremma aveva una grandi importanza strategica sia per il commercio che per l’approvvigionamento di grano per la città di Firenze.
1557 – Nel mese di luglio le truppe di Cosimo I° entrarono in Grosseto, e nel 1559 con la pace di Cateau-Cambresis la città entrò ufficialmente nel Granducato di Toscana
1574 – Francesco I° de’ Medici, figlio di Cosimo, fece costruire una nuova cinta muraria della città più ampia e più fortificata, che completata nel 1593, contribuì a far divenire Grosseto come sede di guarnigioni militari; di abitanti se ne contavano appena 650.
1766 – Lentamente la città di Grosseto, con i Lorena iniziò di nuovo a riprendere la propria entità, ed a marzo di quell’anno Pietro Leopoldo I° di Toscana, nel dividere la Repubblica di Siena in due provincie, decretò Grosseto “Provincia Inferiore Senese”. La città andò incontro ad una buona e definita ripresa, anche se la questione della malaria nella “Maremma”, comportò continui rischi e procurò diverse problematiche.
1796-1808 – E’ in questo periodo che la Francia Napoleonica si presentò sul territorio con le sue truppe, decretando che le città di Grosseto, Montepulciano e Siena fossero riunite sotto il “Dipartimento dell’Ombrone”.

Stemma del Granducato di Toscana

1815 – Il Congresso di Vienna stabilì di nuovo il “Granducato di Toscana” prima con Ferdinando III°, e poi con il figlio Leopoldo II°, e dieci anni dopo fu costituito il “Compartimento di Grosseto” ripartito nei distretti di Arcidosso ed Orbetello

Leopoldo II, Giovanni Giuseppe Francesco Ferdinando Carlo d’Asburgo-Lorena (Firenze 3 ottobre 1797-Roma 29 gennaio 1870) è stato il penultimo “Granduca di Toscana” e l’ultimo granduca regnante “De facto”.

Leopoldo II° di Toscana

I maremmani gli attribuirono in maniera affettuosa il soprannome “Canapone” per il suo colore chiaro dei capelli, simile appunto a quello della canapa.

La figura di Leopoldo II° è legata totalmente alla Maremma poiché fu autore di una colossale impresa di bonifica del territorio.

Nel 1828 fece iniziare i lavori, con un “esercito” di ca. 4.000 uomini (Ingegneri, idraulici, operai) in una Maremma ancora aspra, terra paludosa e malsana. Il lavoro durò 20 anni sino al 1848.

E’ stato appurato che la cifra spesa per l’impresa di bonifica della “Maremma” era stata oltre 20 milioni di lire toscane: un importo pauroso per quel tempo.

Ma nel 1859 Leopoldo II°, non avendo ancora potuto portare a termine “l’opera di bonifica”, è costretto ad abdicare a seguito degli accordi relativi all’armistizio di Villafranca.

La figura di Leopoldo II° era entrata di diritto nei cuori dei maremmani, tanto da risultare l’uomo politico più apprezzato di sempre.

A Grosseto, nel centro di piazza Dante Alighieri, (la stessa su cui si affaccia il Duomo), è possibile ammirare il monumento marmoreo a lui dedicato rappresentato nell’atto di sollevare la Maremma sfinita dagli stenti.

Piazza Dante Alighieri –Monumento a Leopoldo II°

1860 – Nel mese di marzo il plebiscito che si svolse nel Granducato di Toscana sancì l’annessione di Grosseto allo Stato sabaudo, entrando così a far parte del Regno d’Italia.

Età contemporanea

Dal 1860 ai giorni nostri

Grosseto, ormai capoluogo della sua vasta Provincia, a partire dagli ultimi decenni del  XIX secolo,  iniziò una grande espansione, con la costruzione di nuovi sobborghi fuori della cinta muraria.

Al termine del secolo fu abolita anche la cosiddetta “Estatatura”, la migrazione stagionale, mentre iniziava a cavallo dei due secoli XIX-XX un prospero periodo di opere architettoniche della città con stili particolari e ricercati, come l’eclettismo, raggruppante la mescolanza diversi stili, o altre riproposte con stili neoclassici, neorinascimentali , neogotici e liberty.

Ma il nuovo secolo portò anche tragici eventi:

Il bombardamento del 26 aprile 1943, un lunedì dell’Angelo, che per la giornata di festa causò numerose vittime tra le quali anche bambini.
Quasi un anno dopo nei pressi di Istia di Ombrone (km. 6 da Grosseto) undici giovani persone “pacifisti” che non avevano risposto alla chiamata della Repubblica Sociale Italiana, furono fucilati. (Eccidio di Maiano Lavacchio)
Nel dopoguerra la città continuò la sua crescita esponenziale con la costruzione di moderni quartieri e lo sviluppo urbanistico delle zone balneari limitrofe.

Il 4 novembre 1966 la città fu devastata da una grande alluvione che interessò anche la pianura circostante e parte della Valle dell’Ombrone.

Oggi Grosseto è una città di circa 80 000 abitanti, la cui crescita non pare arrestarsi, importante centro agricolo ed artigianale e principale città della Toscana meridionale.

Turismo

Da vedere:

  • Piazza Fratelli Rosselli, meglio conosciuta come Piazza della Vasca, con il Palazzo del Governo, palazzo delle Poste e Complesso Polifunzionale Casimini.
  • Chiesa di San Francesco – Chiesa di origine gotica. All’interno Crocefisso attribuito a Duccio di Boninsegna ed affreschi di Francesco ed Antonio Nasini.
  • Duomo – Costruito dal 1294 al 1302; all’interno Fonte Battesimale del 1470.
  • foto duomo
  • le mura– fatte erigere dai Medici tra il 1564 ed il 1593

Manifestazioni:

Festa di San Lorenzo – (10 agosto)

I festeggiamenti per San Lorenzo iniziano la sera del giorno precedente con una suggestiva processione che attraversa le vie del centro cittadino. La processione è aperta da un carro trainato da robusti buoi, sul quale é posta la statua del Santo. Il carro è seguito dai butteri a cavallo con il loro tradizionale abbigliamento.

Nei dintorni:

  • Marina di Grosseto – Est Km. 15 – Zona di villeggiatura
  • Parco Naturale della Maremma – Sud Km. 27. Comprende la zona paludosa del fiume Ombrone
  • Monti dell’Uccellina –Sud Km. 27. Catena di colline (Max alt. Mt.415) con itinerari e visite già predisposti. Lungo la costa le antiche torri dell’antico sistema di vigilanza.
  • Roselle – Km. 10 Direzione Nord-est. Scavi importanti della città etrusca, romana; sec. VII – VI a.C.

Rovine di Roselle – La basilica dei Bassi sul lato settentrionale del Foro

Enogastronomia

Il mangiar bene in Maremma

  • Brodo di fagiano
    Il Fagiano viene utilizzato pe due scopi:
  1. un ottimo brodo, molto magro, di colore scuro, ed dal gusto intenso
  2. il Fagiano bollito che può essere utilizzato per preparare gustose ricette.
  • “Buglione” di agnello
    La parola “buglione” in dialetto toscano, e in particolare maremmano, significa “un insieme di cose più svariate”. Per questo piatto l’agnello viene tagliato a pezzi, marinato per alcune ore con vino rosso, aceto, rosmarino, salvia, cipolla, carota e sedano; successivamente la carne viene asciugata e cotta in un tegame a fuoco lento, con cipolla, aglio, peperoncino, e rigatino (pancetta). Il tutto viene servito in un piatto con base di fette di pane abbrustolito.

Buglione di agnello

  • Granelli alla maremmana – Testicoli di vitello
    Come gran parte delle frattaglie, anche i granelli di vitello devono essere trattati prima di essere cucinati; infatti vanno marinati per qualche ora in acqua salata e aceto bianco, poi vanno asciugati bene con della carta assorbente. Quindi lavati con cura e lessati in acqua bollente per 5 minuti; una volta scolati e lasciati intiepidire, vengono tolte le loro prime due pelli che li ricoprono, quindi sono tagliati a fettine grossolane. Queste fettine vengono passate nelle uova sbattute, poi nella farina, e fritte in una padella piena di olio bollente. A questo punto i granelli ben dorati da entrambi i lati vanno solati su un piatto foderato di carta assorbente, spruzzati con qualche goccia di aceto, e serviti guarnendo il piatto da portata con fettine di limone.

Cinghiale in agrodolce

  • Cinghiale in agrodolce.   In una grande terrina con la carne di cinghiale vengono messe: le cipolle tritate, le carote a rondelle, l’alloro, i grani di pepe, il timo, il sedano, il ginepro, aceto e il vino. Il tutto viene lasciato a marinare la carne per 48 ore. A questo punto il cinghiale viene sgocciolato, asciugato ed infarinato. In una larga casseruola con 3-4 cucchiai d’olio la metà dello spezzatino di cinghiale viene rosolato per 10 minuti; dopodiché viene tolto dal recipiente e messo da parte. Nella stessa casseruola si aggiunge altro olio e rosola la restante carne. Sempre nello stesso recipiente vanno fatte insaporire le verdure ben sgocciolate dalla marinata (conservate il liquido) e cotte a fiamma alta per circa 10 minuti mescolandole.  Quindi vanno bagnate con il liquido della marinata, va aggiunto un dado e fatte sobbollire per circa 2 ore mescolando ogni tanto. Quando la carne sarà cotta, vanno eliminate le carote e il sedano, va aggiunto il restante aceto e lo zucchero, dopo alcuni secondi la frutta secca e tutto va fatto insaporire per 2 minuti. A questo punto va unito il cacao gradatamente: la salsa deve risultare dolce, ma leggermente acidula. Al momento di servire la carne va fiammeggiata con il Cognac e contornata con patate lesse oppure polenta.
  • Ciaffagnone.   Il ciaffagnone che è un antenato delle moderne crepes, sembra che sia nato nel 1400 nella zona di Manciano e che Caterina de’ Medici, insoddisfatta della cucina della corte francese, abbia esportato oltralpe questo piatto. La differenza principale tra i ciaffagnoni e le crepes consiste nel fatto che quest’ultime hanno nel loro impasto anche burro e latte, mentre i primi contengono solo uova, farina, acqua e sale.

Il bere bene in Maremma

  • Morellino di Scansano Il Morellino di Scansano è un vino rosso della Maremma e fra i più conosciuti della Toscana. Le sue caratteristiche sono: un colore rosso rubino tendente al granato con l’invecchiamento. Un odore vinoso e, con l’invecchiamento, profumato, etereo, intenso, gradevole, fine.   Il “Morellino” ha un sapore asciutto, austero, caldo, leggermente tannico che può abbinarsi con spezzatini di carne, spiedini, fegatelli di maiale, arrosti di carne di maiale, cinghiale in umido e alcuni piatti di pesce a base di spigole, triglie e scorfani.
  • Bianco di Pitigliano.   Il Bianco di Pitigliano è un vino Doc che si ottiene con uve Trebbiano Toscano, Malvasia bianca toscana e/o Greco e/o Verdello e dai vitigni Grechetto, Chardonnay, Sauvignon, Pinot bianco, Riesling italico ed eventualmente da altri vitigni locali a bacca bianca . Si presenta con un colore paglierino con riflessi verdolini. Per quanto riguarda le note gustative, presenta un profumo delicato, fresco e pulito; un sapore armonico, morbido ed asciutto con piacevole retrogusto. Va servito tra 9° ed 11° e si accompagna con antipasti, minestre, risotti con sughi leggeri, pesce, crostacei, carni bianche e tutti i formaggi con pasta molle.
  • Ansonica dell’Argentario. L’Ansonica Costa dell’Argentario è un vino la cui produzione è consentita nella provincia di Grosseto. Il vino è ottenuto dall’omonimo vitigno autoctono presente nella zona del Monte Argentario e all’Isola del Giglio dove assume la suddetta denominazione. Il medesimo vitigno è presente anche all’Isola d’Elba, in alcune aree della Sardegna e in Sicilia, dove viene chiamato “Inzolia”. Il vitigno dell’Ansonica esige un intenso soleggiamento, con temperature elevate e precipitazioni nulle o scarsissime, in particolar modo durante la fase vegetativa. In Maremma i territori dove è prevista la produzione dell’Ansonica Costa dell’Argentario D sono quelli di Manciano, Orbetello, Monte Argentario, Capalbio e Isola del Giglio. Si presenta con un colore giallo paglierino più o meno intenso e con un profumo caratteristico, leggermente fruttato, con sentori di macchia mediterranea. Il sapore è asciutto, morbido, vivace e armonico. Va servito a temperature tra 8° e 10° ed è abbinabile a tutti i piatti a base di pesce, come antipasti e insalate di mare, frutti di mare, ostriche, primi e secondi, oltre a zuppe di verdura.
  • Monteregio di Massa Marittima.  I vitigni che rientrano nella composizione del “Monteregio di Massa Marittima” sono Sangiovese min.50%, ed altri. Si presenta con un colore rosso rubino intenso, e con un profumo vinoso e fruttato; al palato risulta secco.